Umanista olandese. Sovrappose al suo nome originario
Geert Geertsz quello
umanistico di
Erasmus Desiderius Roterodamus. Orfano di entrambi i
genitori, entrò a dodici anni nell'Ordine agostiniano dove in pochi anni
si costituì una solida base culturale classica. Nominato segretario del
vescovo di Cambrai, Enrico di Bergen, nel 1492 fu da questi ordinato sacerdote
e, godendo di questa alta protezione, poté dedicarsi esclusivamente agli
studi. Nel 1517 ottenne da Leone X l'autorizzazione a vivere fuori dal chiostro,
come prete secolare. Nei suoi numerosi viaggi, strinse rapporti con gli ambienti
umanistici di tutta Europa. Fu in Francia (1494-99), in Inghilterra (1499-1500 e
1505), in Italia (1506-09) e intrattenne stretti rapporti con gli umanisti
fiamminghi e tedeschi (1502-04). Uomo di profonda cultura,
E. da R.
assorbì i fermenti del suo tempo e maturò presto l'aspirazione a
un rinnovamento culturale, soprattutto nell'ambito etico-religioso, tale da
rieducare la società, favorendo una vita serena e felice per il maggior
numero di persone. Egli era fermamente convinto della possibilità di un
progresso graduale ed era fiducioso nell'opera dell'educazione e della
convinzione. La sua serena professione di fede fu scossa dalla rivolta luterana
che lo colse mentre attendeva ai propri studi nella quiete di Basilea.
All'inizio egli guardò con favore alla polemica luterana, e a favore di
Lutero intervenne presso Leone X, ma l'asprezza di tale polemica lo costrinse a
prendere una posizione più netta. Quando la riforma luterana ruppe
l'unità della Chiesa, pur tra molte perplessità,
E. da R.
si schierò contro di essa. In polemica con Lutero, sostenne la dottrina
del libero arbitrio e, pur non amando la Chiesa, così com'era
strutturata, fu indotto ad accantonare molte sue riserve e a farsene difensore.
Egli continuò tuttavia ad essere considerato dalla gerarchia un
sostenitore pericoloso e il suo sforzo di tenersi al di sopra della lotta e di
tentare un'opera di conciliazione riuscì vano, amareggiando gli ultimi
suoi anni di vita. Tra le sue opere è famosa soprattutto l'
Elogio
della pazzia (
Seu laus stultitiae, 1509) in cui, in forma satirica,
svolge il tema della presunzione teologica scolastica e della scandalosa
immoralità del clero. Il mondo viene raffigurato come il Regno della
Pazzia, la sola potenza che rende possibile la vita, volendo con ciò
significare la follia umana, rispetto alla saggezza divina. Altre opere:
Antibarbari; Adagia (1500);
Enchiridion militis christiani (1504);
De copia verborum et rerum (1512);
De ratione studii (1515);
Institutio principis christiani (1512);
Adnotationes (1517);
Paraphrases (1517-24);
Colloquia familiaria (1522);
Spongia
adversus aspergines Hutteni (1523), in risposta all'
Expostulatio cum
Erasmo di U. von Hutten;
De libero arbitrio (1524, contro la dottrina
di Lutero);
Hyperaspistes adversus servum arbitrium Lutheri (1525);
De
sarcienda Ecclesiae concordia (1533). Inoltre curò le edizioni del
Nuovo Testamento, le opere di san Gerolamo e di altri padri della Chiesa
(Rotterdam 1469 circa - Basilea 1536).